C’è sempre una prima volta.


Era d’inverno, avevo poco più di vent’anni e sulla testa avevo un bel casco in kevlar infiocchettato da un paio di occhialoni della Scott, giubbotto con spalliere e gomitiere in policarbonato, pettorina, guanti e stivali di cuoio.
Ero a cavallo della mia Yamaha TT600, una moto che ogni volta che l’accendi rischi di vederti tua rotula schizzare come una cometa e che da un unico tubo di scarico emette dei colpi pieni e bassi da sembrare il cuore di un orso.
Al posto di passare il pomeriggio sui libri, come al solito ero a derapare sulle spiagge deserte dei nostri lidi: a saltare sui bunker tedeschi a Porto Garibaldi, a piallare le dune di Lido degli Scacchi e a tracciare la pineta tra Lido delle Nazioni e Lido di Volano, quando ad un tratto…
Fermo, immobile davanti a me, due occhi dolci mi fissano.
Inchiodo, appoggio il piede destro, con calma cerco la folle, lascio la leva della frizione e appoggio anche il piede sinistro, ma subito scappa.
Io rimango immobile.
Davanti a me c'era un grande daino.
Già avevo sentito parlare di Parco del Delta, ma non mi era mai capitato di trovarmici faccia a faccia.
Ancora immobile, respirando profondamente e riprendendo fiato dopo aver fermato i miei 40 cavalli d’acciaio mi sono detto che li, in mezzo al bosco, uno di noi due era di troppo. E quello ero io.
Forse quella è stata la prima volta che ho sentito il bisogno di rispettare la Natura.
A distanza di quasi altri vent’anni c’é stata un’altra prima volta.
La mia prima serata con gli inanellatori.
Pietro e Aline, svizzeri, gestori di un’oasi naturalistica nel Ticino, persone schiette e affabili con un'energia e un sorriso invidiabili.
 Adriano e Laura, i titolari di un progetto di ricerca sugli uccelli della Salina di Comacchio, lui romagnolo, lei marchigiana, che hanno gentilmente e generosamente ospitato Pietro, Aline e il sottoscritto per una serata di cattura delle sterne.
Ritrovo al tramonto, cordiali strette di mano e subito a darci del tu. Pietro e Adriano parlano di uccelli in latino, di maglie di rete, di semi di girasole che sono una droga, di paesi lontani come il Sud Africa e la Namibia.
Io, Laura e Aline guardiamo con il cannocchiale lo spettacolo davanti a noi: fenicotteri, sterne, limicoli, centinaia di uccelli che cominciano a volare sulle nostre teste innescati dalla luce rossa del tramonto che si riflette sull'acqua.
E' una bella serata, ma con il vento sbagliato. L'indomani le previsioni dicono pioggia e il vento soffia da terra, il peggiore per la cattura degli uccelli.
Purtroppo il bollettino finale segna uno zero, nemmeno uno (non è che sono io che ho portato sfortuna???).
Anche se non c'è stata alcuna cattura l'esperienza è stata meravigliosa e spero non sia l'ultima.
Grazie ancora a Pietro, Aline, Adriano e Laura per l'opportunità e l'ospitalità.
C'è solo un punto dolente di questa bella serata in amicizia: Adriano e Laura non bevono vino;-))))
Riccardo







Commenti