NO LIMIT

Ero un bambino quando Patrick de Gayardon si lanciava dagli aerei con la prima tuta alare, simbolo di tutti quegli atleti sponsorizzati dalla SECTOR che per slogan aveva NO LIMIT.

Erano gli anni '80 e l'obiettivo era superare ogni limite e lo sport, come sempre ne era una metafora: il muro di Berlino, gli anni '90 e la globalizzazione molto sinteticamente hanno poi tracciato la parabola.

Quel NO LIMIT è ancora li: ora si chiama Red bull ti mette le ali o Coca zero o altri infiniti "bisogni" cose che ci circondano.

Ma oggi abbiamo più consapevolezza e volenti o nolenti tocchiamo sulla nostra pelle gli effetti dei nostri comportamenti: l'acqua è diventata l'oro blu, i miei amici di Bolzano hanno dovuto installare l'aria condizionata e frequentando i ghiacciai vedo quello della Marmolada scomparire anno dopo anno.
E' vero, il global warming rende la mia stagione turistica più lunga ed io dovrei esserne contento, ma sono sicuro che la pagherò in altra maniera.

Negli anni '80 era NO LIMIT, oggi dopo quasi 40 anni (porca boia mi sento vecchio) sappiamo dov'è il limite, ma cambiare le nostre abitudini a favore di una rinuncia è difficile e troviamo sempre una scusa per abbuonarci il misfatto, come quando si comincia ad andare in palestra il lunedì ed oggi è già martedì. Ed ammeterlo a noi stessi è ancora più difficile.

Abbiamo bisogno di cercare i limiti, di sentirli e di farli nostri ed anche Patrick de Gayardon come tutti gli altri atleti dell'estremo basano le proprie gesta sulla consapevolezza e sulla ricerca.

Chiudo citando una sua frase:

"Dedico la mia vita allo studio per migliorare la sicurezza di tutti, per capire, in sintonia con la natura, quali sono i limiti dell'uomo. Per conoscerli e superarli."

Condividi questo post per sensibilizzare te stesso e le persone che ami.
Riccardo

Ps: per comprendere meglio approfondisci su



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